L'Uomo Homo Sapiens.

Accette in pietra verde levigata con manico in corno

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ITINERARI - SVILUPPO E PROGRESSO - L'HOMO SAPIENS

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I VILLAGGI PALEOLITICI UCRAINI

In Ucraina (Russia) nei pressi del villaggio di Molodova è stato scoperto un gran numero di insediamenti paleolitici sulle rive del fiume Dnestr; l'età a cui risalgono gli insediamenti più antichi è tra gli 80.000 e i 75.000 anni fa, ma tutto l'insieme dei siti copre un arco di tempo che va da 80.000 a 10.000 anni fa (Paleolitico medio e superiore). Si tratta dunque di siti abitati durante l'ultima glaciazione, come confermano i ritrovamenti di conchiglie, di molluschi e di ossa di animali (come la volpe polare e la renna) tipici del clima freddo. L'analisi dei pollini trovati nel terreno ha portato a identificare una vegetazione da steppa che vive in condizioni di freddo secco, nota fra gli studiosi come steppa periglaciale. Un tale ambiente ospita una grande varietà di fauna grazie alla ricchezza dei pascoli che si creano nelle pur brevi estati e che restano disponibili anche d'inverno a causa del clima secco poco nevoso. Si trovano resti di cavallo, renna, bisonte, mammut e rinoceronte lanoso (specie ormai estinte), bue muschiato, cervo e capriolo, e via dicendo. I resti di uccelli e di pesci sono invece rari, come in molte altre zone abitate durante il Paleolitico medio. Le ossa di mammut sono una caratteristica peculiare dei siti ucraini; nel gruppo di otto siti della valle del Dnestr sono stati portati alla luce resti di almeno 500 esemplari. Non è detto però che questi grossi animali venissero uccisi abitualmente dai cacciatori di allora. L'analisi chimica delle ossa ha dimostrato che gli animali erano morti molto tempo prima di essere portati sul sito dove sono stati ritrovati i loro resti: in certi casi la differenza temporale arriva a 1000 anni. Ciò dimostra che le ossa di animali morti ritrovate nella steppa venivano raccolte e utilizzate per esempio per la costruzione di capanne; solo occasionalmente, dunque, questi animali venivano abbattuti. Un altro gruppo di reperti ossei che presenta un certo interesse comprende resti di lupo, lepre e volpe polare; gli scheletri di questi animali sono di solito intatti salvo che per le estremità, le quali si trovano raggruppate a parte. La cosa pare testimoniare un'attività di lavorazione della pelle analoga a quella condotta da popolazioni simili di età moderna. L'industria litica praticata a Molodova e dintorni mostra di appartenere al Musteriano per i siti più antichi, mentre per quelli più recenti si riconoscono i tratti propri delle industrie del Paleolitico superiore. Il cosiddetto «orizzonte» musteriano (fase cronologica del sito legata ad un particolare tipo di manufatti, in questo caso gli utensili musteriani) presenta i classici raschiatoi laterali ritrovati in altri depositi contemporanei, insieme a denticolati di varia forma, anch'essi tipici; compaiono anche strumenti che non hanno confronti nel resto dell'Europa, come alcuni tipi di raschiatoi, dimostrando una certa caratterizzazione locale del Musteriano russo, anche se le differenze non sono tali da far supporre una vera e propria separazione culturale. Un aspetto molto interessante dell'industria di Molodova è costituito dalle strutture abitative di cui sono rimaste impressionanti testimonianze. In prossimità del fiume è stata portata alla luce un'area ovale di circa 50 m² circondata da ossa di mammut; al suo interno si trovano moltissimi frammenti di ossa animali, quasi 30.000 fra utensili in selce e resti di lavorazione, insieme a 15 focolari. La capanna doveva essere costituita da un telaio portante di legno ricoperto da pelli tenute ferme al suolo da grosse ossa di mammut; questa almeno è una delle ricostruzioni che sono state fatte. Con l'avvento del Paleolitico superiore compare, oltre all'industria litica tipica del periodo, l'industria su osso, con il quale vengono prodotti aghi con cruna, percussori, martelli, punteruoli, i cosiddetti «bastoni del comando», tutti manufatti tipici delle industrie del periodo, molti dei quali decorati. Gli insediamenti, che aumentano di numero, non presentano però variazioni di rilievo; troviamo praticamente le stesse capanne costruite nella fase precedente. Una novità sono invece le numerose statuine in pietra e osso raffiguranti animali (tra cui il mammut) ed esseri umani; queste ultime rappresentano soprattutto figure femminili, le cosiddette «veneri» paleolitiche, in modo stilizzato. Quale fosse il significato di queste manifestazioni artistiche è tuttora oscuro ed è difficile pensare che si potrà mai andare oltre le supposizioni. Insieme a questi oggetti si trovano anche collane, conchiglie e denti forati, nonché una gran quantità di manufatti in osso decorati con incisioni geometriche. Contrariamente alle aspettative i resti umani sono del tutto assenti; non possiamo quindi sapere con certezza quale tipo umano abitasse l'Ucraina durante il Paleolitico medio e superiore, anche se si può supporre che si trattasse degli stessi uomini ritrovati nelle aree geografiche circostanti. Il fatto è che nella zona non vi è traccia di sepolture di alcun genere. È possibile che tale lacuna sia dovuta a pratiche funerarie diverse dall'inumazione, come ad esempio l'esposizione all'aperto delle salme; non si può escludere però che le tombe, che finora non sono state individuate, vengano prima o poi scoperte.

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IL PALEOLITICO SUPERIORE E LA COMPARSA DELL'UOMO MODERNO

Tra i 40.000 e i 10.000 anni fa è compresa la fase nota come Paleolitico superiore, caratterizzata dalla comparsa in Europa dell'Homo sapiens sapiens che sostituisce il tipo neanderthaloide, e da una serie di cambiamenti culturali avvenuti in molteplici settori dell'attività umana, dall'industria litica a quella su osso, dai rituali funebri alla pratiche di insediamento. Il tipo umano che interviene in questa fase è quello dell'uomo moderno; dal punto di vista anatomico non presenta radicali innovazioni rispetto ai suoi predecessori: la capacità cranica è di circa 1400 centimetri cubi, con ampie variazioni intorno alla media, il cranio perde le caratteristiche primitive (mento e fronte sfuggenti), spariscono le arcate sopraccigliari prominenti. Lo scheletro in generale diviene più fragile, poiché nelle ossa viene riservato un maggior volume al midollo a scapito dell'osso vero e proprio. Da recenti ritrovamenti in Sudafrica risulta che il sapiens sapiens è molto più antico di quanto si credesse: se le datazioni sono corrette, i fossili più antichi risalgono all'inizio del Paleolitico medio. Non sappiamo però quale fosse la sua diffusione in tempi tanto remoti, anche perché vaste aree del mondo sono assai poco conosciute da questo punto di vista. In ogni modo a partire da 40.000 anni fa circa lo si trova su tutto il pianeta. Sulle origini del Paleolitico superiore in Europa, che è tuttora l'area più studiata, esistono due tesi in contrasto: la prima fa risalire il profondo mutamento verificatosi in quest'epoca a fenomeni di evoluzione di tradizioni indigene preesistenti; la seconda sostiene invece che si trattò di un'intrusione proveniente da altre zone geografiche. A favore della seconda tesi depongono diverse considerazioni e innanzi tutto il fatto che la differenza fra le industrie europee del Paleolitico medio e quelle del Paleolitico superiore è veramente notevole e non suggerisce affatto l'idea di una continuità. In secondo luogo non pare che l'uomo di Neanderthal europeo tendesse ad evolversi verso forme più moderne, ma, al contrario, sembra irrigidirsi in una forma stabile. Nell'Asia sud-occidentale, invece, prima di 40.000 anni fa, compaiono neanderthaliani che sembrano evolversi verso tipi più simili all'Homo sapiens sapiens. Negli stessi contesti asiatici, poi, compare un tipo di industria litica simile a quella delle prime fasi del Paleolitico superiore europeo. In ogni caso, ammesso che le culture del Paleolitico superiore in Europa abbiano avuto origine altrove, non bisogna immaginare un processo violento. Si sarebbe pur sempre trattato infatti di movimenti di uomini e di idee lenti, graduali, che avrebbero richiesto alcune migliaia di anni per giungere dall'Asia all'Europa: un tempo che può apparire breve in confronto alla durata della preistoria, ma molto lungo se misurato alla scala della vita umana. Qualunque sia stata la sua origine, con l'avvento del Paleolitico superiore si assiste ad una serie di innovazioni culturali nei settori più diversi. Tanto per cominciare, il numero di esemplari di utensili aumenta notevolmente; questo fatto, più che a un incremento demografico vero e proprio (che comunque è possibile che si sia verificato), pare dovuto ad un arricchimento dell'attrezzatura disponibile e in particolare all'introduzione di strumenti compositi, come gli arpioni, costituiti da un'asta di legno con infisse schegge di selce, e di strumenti fatti apposta per fabbricare altri strumenti, come il bulino. Anche più interessante è il fatto che, mentre durante il Paleolitico inferiore e medio l'industria litica era concentrata su pochi tipi di strumenti che, salvo varianti regionali poco influenti, erano stati costruiti più o meno nello stesso modo per migliaia e migliaia di anni, in questa nuova fase vi è un improvviso differenziarsi di industrie, sia per quanto attiene all'invenzione di nuovi strumenti sia per quanto attiene invece alla varietà delle forme che gli stessi strumenti assumono a seconda della cultura che li produce. In passato accadeva frequentemente che oggetti della stessa classe, anche se prodotti in aree geografiche molto distanti fra di loro, presentassero forti somiglianze. Tra le asce a mano acheuleane, per esempio, il tipo inglese e quello indiano erano quasi identici. Nel Paleolitico superiore, invece, i casi di somiglianza diventano molto più rari, anche in conseguenza del fatto che per adempiere alla stessa funzione viene costruita una grande varietà di attrezzi. Il Paleolitico superiore non è caratterizzato, dunque, da una cultura prevalente, come era l'Acheuleano per il Paleolitico antico o il Musteriano per il Paleolitico medio. La diversità esistente fra le culture di questo periodo impedisce di individuare un'unica tendenza a cui ricondurre tipi e varietà locali. L'impressione che si ricava dal vasto panorama che si presenta allo studioso è quella di una contemporanea forte differenziazione fra industrie legate a gruppi etnici diversi; in pratica in ogni regione geografica è possibile riconoscere culture locali relativamente autonome. Ciononostante le principali novità che compaiono nel campo della cultura materiale con l'avvento del Paleolitico superiore sono comuni alle varie correnti. L'industria su osso, ad esempio, subisce ovunque un forte incremento quantitativo e qualitativo; vengono prodotti arpioni da caccia e da pesca, e compaiono per la prima volta punte di armi da lancio scanalate per favorire il dissanguamento della vittima (alcune sono state trovate ancora infisse nelle ossa delle prede), ami da pesca, aghi e «brunitoi». Gli ultimi due attrezzi hanno funzioni dedicate esclusivamente o quasi alla produzione di vestiario; gli aghi in osso hanno già la forma attuale, mentre i brunitoi sono un tipo di raschiatoi che si suppone servissero a spargere sostanze coloranti su pelli conciate. A Sungir (Russia), sepolture datate 23-22.000 anni fa circa hanno permesso di fare qualche supposizione sugli abiti allora usati in quella zona. I corpi erano avvolti in fili di perline (piccole pietre forate), unico resto materiale delle decorazioni del vestito, mentre il terreno immediatamente circostante le salme presentava uno scolorimento con tracce di decomposizione di abiti probabilmente in pelle. Nel Paleolitico superiore compare un tipo di oggetti che ha costituito un piccolo mistero, tuttora non chiarito per intero. Si tratta di una sorta di bastone, solitamente ricavato da ossa lunghe, il quale reca un foro dal diametro di qualche centimetro in una delle estremità. Non si capisce a che cosa potesse servire. In un primo momento si è pensato che non avesse una funzione pratica, ma che fosse una specie di scettro, e fu chiamato per questo «bastone del comando», un termine che talvolta è ancora usato. In seguito sono state avanzate ipotesi diverse, tra cui quella secondo cui si tratterebbe di un «raddrizzatore di frecce»: si infilava il dardo danneggiato nel foro e lo si raddrizzata forzandolo nella direzione voluta. Per quanto riguarda l'industria litica il cambiamento più notevole riguarda la lunghezza delle schegge di pietra usate per la lavorazione; grazie ad una migliore tecnica di distacco dal nucleo si ottenevano ora lame lunghe due volte e mezza la larghezza, dando origine alle cosiddette «industrie su lama» caratteristiche del Paleolitico superiore. La tipologia riscontrata nelle raccolte di utensili litici mostra un aumento generalizzato delle forme peduncolate, adatte cioè ad essere immanicate per la produzione di frecce e lance, di strumenti dedicati a funzioni specifiche, come i bulini, nonché la comparsa di una miriade di utensili diversi la cui funzione è spesso controversa. Lame e punte a dorso, troncature (schegge spezzate nel senso della larghezza), vari tipi di raschiatoi di punta adatti per esempio alla concia delle pelli, forme foliate, strumenti denticolati e seghettati, costituiscono solo una parte della grande varietà di utensili che spesso vengono lavorati con estrema cura giungendo a livelli qualitativi del tutto sconosciuti alle industrie musteriane. In relazione all'industria litica sembra che si sia verificato un cambiamento anche nel comportamento produttivo delle genti del Paleolitico superiore. Prima la preparazione di un attrezzo richiedeva poco tempo con una prospettiva di durata del pezzo relativamente breve. Ora invece la lavorazione più raffinata della pietra e la ricerca di un materiale di migliore qualità richiedevano un tempo più lungo; in altre parole il costo di produzione del manufatto era sensibilmente aumentato ed è presumibile che il prodotto finito fosse conservato con maggior cura e avesse una vita più lunga. Facendo i dovuti confronti, sembra che i gruppi umani vissuti nel Paleolitico superiore disponessero ormai di una tecnologia simile a quella delle popolazioni di età storica che vivevano di caccia e raccolta. In qualche caso conoscevano addirittura tecniche proprie dell'età neolitica. A Dolnì Vestonice (nella Repubblica Ceca), ad esempio, è stata scoperta la più antica terracotta esistente; circa 28-27.000 anni fa qualcuno, forse per caso, scoprì che l'argilla riscaldata ad alta temperatura si solidificava in modo permanente. Furono cosi prodotte statuine rappresentanti figure umane e animali, che sono state rinvenute insieme al forno di cottura. Probabilmente questa innovazione restò un episodio isolato e andò presto perduta. Un caso simile si ritrova solo in Giappone in un sito di cacciatori-raccoglitori che risale a 14-13.000 anni fa: questa volta però la terracotta è stata usata per la produzione di vasellame. Anche in questo caso tuttavia la tecnica si perse per ragioni ignote; solo nel Neolitico verrà ripresa in maniera stabile.

Accette in pietra verde levigata con manico in corno

IL PALEOLITICO MEDIO E L'UOMO DI NEANDERTHAL

IL PALEOLITICO MEDIO E L'UOMO DI NEANDERTHAL ...

I VILLAGGI PALEOLITICI UCRAINI IL PALEOLITICO SUPERIORE E LA COMPARSA DELL'UOMO MODERNO

NEANDERTHALENSIS E SAPIENS: FRATELLI O CUGINI? IL PERFEZIONAMENTO DELLE TECNICHE DI LAVORAZIONE DELLA PIETRA L'ATTREZZATURA DEL PALEOLITICO SUPERIORE

LA COLONIZZAZIONE DELLA TERRA LA PESCA NELLA PREISTORIA

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